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A destra dell’Abbazia di San Mercuriale si innalza il campanile, di tipo lombardo, alto 72,40 metri, isolato rispetto alla struttura principale. Completato nel 1180 su disegno di Francesco Deddi, fu realizzato da mastro Aliotto, come attesta la piccola lapide in latino, murata sul lato del campanile rivolto verso la piazza.

Ai tempi di Caterina Sforza, enorme doveva essere lo stupore che coglieva chi giungeva a Forlì, alla visione anche dalla distanza di questa possente costruzione che attestava la potenza della Congregazione Vallombrosana, la comunità di monaci benedettini fondata nel 1039 da San Giovanni Gualberto.

Alla base del pinnacolo, sul lato destro è murata una lapide con la terzina dantesca che ricorda l’episodio del “sanguinoso mucchio” e l’appartenenza della città al casato degli Ordelaffi: “la terra che fe’ già la lunga prova / e di Franceschi sanguinoso mucchio / sotto le branche verdi si ritrova” (Inferno, Canto XXVII, vv. 43-45).
Nel 1282, la piazza fu scenario dell’epica vittoria dei ghibellini forlivesi, guidati da Guido da Montefeltro, contro le truppe francesi inviate dal papa, capitanate da Giovanni d’Appia.

Terminata l’epoca comunale, ai primi del Trecento iniziò l’egemonia della famiglia Ordelaffi che, tra alterne vicende, mantenne il dominio cittadino dalla fine del XIII secolo fino all’arrivo dei Riario Sforza (1480).

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