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L’antico Campo dell’Abate fu ceduto nel 1212 dal priore di San Mercuriale alla comunità forlivese. Divenuta poi Piazza Grande, è ancora oggi una delle più suggestive d’Italia, grazie alla sua ampiezza e alla bellezza delle costruzioni che la racchiudono.

Al crocevia delle quattro vie principali, il percorso di due delle quali insiste su quella che era la via Emilia, ai tempi di Caterina Sforza la piazza era il cuore pulsante della città: qui si svolgevano il mercato e i commerci, gli spettacoli dei saltimbanchi, i tornei, le feste religiose e le prediche. Era anche il luogo in cui il boia esponeva i condannati alla gogna e dove esercitava le pubbliche condanne a morte sul patibolo.

Dei palazzi oggi presenti, ai tempi di Caterina Sforza erano già esistenti:

  • Palazzo del Comune e della Signoria: agli inizi del XV secolo, gli Ordelaffi vi avevano spostato la residenza e il centro del potere politico della città. La terza finestra del primo piano sul lato sinistro della facciata è corrispondente alla Sala delle Ninfe, da dove i fratelli Orsi gettarono, dopo averlo assassinato, Girolamo Riario, primo marito di Caterina Sforza.
  • Palazzo del Podestà: edificio in stile gotico, completamente ricostruito intorno al 1460, sotto la direzione di Matteo di Riceputo, zio di Melozzo degli Ambrogi, sulle rovine di un precedente palazzo eretto alcuni mesi prima, ma subito dopo crollato.
  • Palazzo Albertini: elegante edificio quattrocentesco dai caratteri esplicitamente veneziani. Ai tempi di Caterina Sforza era di proprietà della famiglia Albertini di cui faceva parte Ludo vico, speziale di fiducia e amico intimo della signora di Forlì.

I luoghi