Caterina Sforza durante la sua impetuosa esistenza, si interessò di scienza, cosmesi e alchimia. L’arte di abbellire il viso ed il corpo la appassionò non di meno della politica e a riguardo scrisse una raccolta di ricette ed esperimenti, il manoscritto porta il titolo
Gli experimenti del la Ex.Ma S.ra Caterina Furlj
Le ricette, scritte in latino, volgare e cifrato, in tutto sono oltre 450 e comprendono: ricette di medicina, di chimica e di cosmetica.
La sua dedizione di una vita agli experimenti, la rese veramente competente in questo campo, come dimostra l’enorme mole di corrispondenza che intrattenne con medici, scienziati, nobildonne e fattucchiere, al fine di avere uno scambio di “segreti” per la preparazione di belletti, lozioni, lisci, elixir e pomate. Il suo più importante consigliere in questo campo fu Lodovico Albertini, speziale forlivese, che le rimase affezionato e continuò a servirla anche quando lei non viveva più a Forlì.

La ricetta più celebre contenuta nel testo è senza dubbio l’Aqua Celeste che: “è de tanta virtù che li vecchi fa devenir giovani et se fosse in età di 85 anni lo farà devenir de aparentia de anni 35, et de morto fa vivo”.

Aqua celeste se fa nel modo qui de sotto, et se po’ chiamar aqua de jovenezza et de la vita, cio è che fa regiovenire la persona et de morto fa vivo, et se fa in questo modo: Piglia garofani,noce moscata, zenzebero, pevero longo, pevero rotondo, grana de ginepro, scorza de cetrangoli, foglie de salvia, foglie de basilico, de rosmarino, de majorana fine, de menta rotonda, loribache, pulegio, gentiana, calamento, fior di sambuco, rose bianche et rosse, cardamomo, cinamomo fino, calamo romatico, meligette mastico, incenso bianco, aloe patico, semenza et foglie de anesi, semenza de artemisia, fichi secchi, uva passa ultra marina, carne de dattili, mandole dolci, pignoli, mandole amare, poi tolli tanto zuccaro fino che sia el doppio de tutte le ditte cose et omne cosa per se sia ben pulvirazata quelle che se possino polverizzare et le altre siano peste incorporate insieme et mettile in tanta aqua de vita che sia tre volte tanto a peso quante sonno le sopra ditte cose, la quale aqua sia destillata cinque volte alambicco de vetro pigliando sempre la bona, et questo fatto, metti tutte le ditte cose in l’acqua de vita una bozza ben chiusa et lutata et lassata star cusì per due dì naturale et poi mettilo nel suo fornello col lambicco lutato le junture fa destillare con foco lento et meglio seria con bagnomaria eu uscirà un’aqua chiarissima et pretiosa et continua lo foco per fin tanto che l’acqua muterà colore et come tu vedi venir aqua bianca muta lo recipiente et recevi quella aqua bianca, la quale vale a fare la faccia et la pelle odorifera chiara et lustra et colorita et leva omne segno et macula dalla faccia.

Traduzione

Prendi garofani, noce moscata, zenzero, pepe lungo, pepe rotondo, grani di ginepro, cetriolo, foglie di salvia, di basilico, di rosmarino, di maggiorana fine, di menta, fiori di sambuco, rose bianche e rosse, cardamomo, cannella, canna odorosa, incenso bianco, aloe opaco, semi e foglie di anice, semi di artemisia, fichi secchi, uva passa, mandorle dolci, pinoli, mandorle amare. Prendi tanto zucchero fino a che sia il doppio di tutte le cose dette ed ogni cosa sia ben polverizzata di quelle che si possono polverizzare e le altre siano peste incorporate insieme e mettile in tanta acqua che sia tre volte e tanto di tutte le altre cose, l’acqua sia distillata 5 volte in alambicco di vetro prendendo sempre l’acqua buona, dopo aver fatto questo, metti tutte le cose nell’acqua in una boccia ben chiusa e saldare bene e lasciare stare cosi per due giorni e poi mettilo nel suo fornello con il suo lambicco chiuso e fare distillare a fuoco lento e ancora meglio a bagnomaria e uscirà un’acqua chiarissima e preziosa. Continua con il fuoco fin tanto che l’acqua non cambia colore e quando vedi che l’acqua diventa bianca cambia recipiente e metti quell’acqua bianca, la quale serve per fare odorare la faccia e la pelle, per farla chiara, pulita, colorata e toglie ogni segno e macchia dalla faccia.

A FAR BELLA

Tutte le cronache sono concordi nel definire Caterina una donna di straordinaria bellezza. Indubbiamente per questo motivo gran parte del ricettario è costituito da ricette per conservare tale bellezza, che seguiva pedissequamente i canoni dell’epoca: a “fare la faccia bianchissima et bella “, a “far crescere li capelli”, a “far li capelli biondi de colore de oro” , a “far le mani bianche et belle tanto che pareranno de avorio” sono solo alcune delle tante ricette di bellezza.
Caterina si dedicò ai suoi “experimenti” con costanza per tutta la vita, rendendola non solo competente ma anche anticipatrice dei tempi futuri. È a lei, ad esempio, che si deve l’invenzione di quella che oggi potremmo definire una sorta di ceretta.

A far cadere i peli che mai più torneranno

Piglia polvere de botte, farina de lupinj, alume de rocco arso once 2 et falle bollir con uno bocale de aqua et come leva el bollore tolli dal foco et colale per feltro et lassa reposare nel vaso per otto giorni poi lava el loco dove voli che vada lj peli con acqua poi bagna una spongia in ditta acqua et bagna el loco dove voli pelar più volte et tutti li peli cascheranno e mai più ricresceranno.

Traduzione

Prendi polvere di botte, farina di lupini, 2 once di allume di rocca cotto e fai bollire con un boccale di acqua. Come inizia a bollire togli dal fuoco, filtra e lascia riposare nel vaso per otto giorni. Poi lava il punto dove vuoi che cadano i peli con acqua e a seguire bagna una spugna nell’acqua ottenuta e passala sul punto dove vuoi che cadano i peli più volte e tutti i peli cadranno e mai più ricresceranno.

I PRIMI ESPERIMENTI DI ANESTESIA

Le ricette di medicina sono sicuramente le più numerose, e un posto di riguardo trovano certamente quelle dedicate ai sonniferi, da far odorare o da ingerire in pillole, perché particolarmente all’avanguardia.
Una di queste è facilmente assimilabile a quella di un anestetico.

A fare dormire una persona per tal modo che potrai operare in chirurgia quel che vorai e non te sentirà

Piglia opio succo de iusquamo succo de papavero succo de mandragora succo de foie de edera succo de fava inversa succo de cicuta mecti tucti li suchi et l’opio in uno vaso de ramo al sole overo al foco lencto et mecti dentro a bombarsi una spunza et lassala dentro finche si suga omni cosa, la qual spunza quando voi operare falla tenire per una ora al naso et sindormentera et alora levela via et opera ciò che voi et quando lo voi destare mectile al naso un pocho di pane brusticato bagniato in aseto forte et desterassi.

Traduzione

Prendi Oppio, succo di Giusquiamo, succo di papavero, succo di mandragola, succo di foglie di edera, succo di fava, succo di cicuta e metti tutto in un vaso di rame al sole o a fuoco lento. Mettici dentro una spugna e lasciala dentro finché non si asciugherà ogni cosa. Questa spugna quando vuoi operare falla tenere per un’ora sotto al naso del paziente che si addormenterà. A quel punto potrai toglierla e operare; quando lo vorrai svegliare mettigli sotto al naso un po’ di pane bagnato in aceto forte e si sveglierà.

PER LA SALUTE DEL CORPO

In due momenti del dominio forlivese dei Riario-Sforza la peste colpì la città. Il primo fu nell’aprile del 1486 e il secondo nell’estate del 1499, pochi mesi prima che iniziasse l’assedio di Cesare Borgia.
In entrambe le occasioni Caterina corse immediatamente ai ripari. Nel 1486 fece chiamare un medico, un chirurgo e due monatti e si recò personalmente tra i malati, incurante del possibile contagio, utilizzando cure e unguenti da lei stessa preparati.
Nel 1499 inoltre, temendo l’indebolimento delle difese, fece applicare regole e provvedimenti ferrei, che le consentirono, anche in maniera a volte impopolare, di circoscrivere l’epidemia. Era infatti uso comune a quei tempi, al manifestarsi dei primi segni della malattia in città, spostare le residenze dei signori dalle città alle campagne. Caterina non volendo abbandonare la città per poterne controllare personalmente le difese, sovvertì quest’abitudine. Divise la città in compartimenti, fece chiudere le porte in entrata e in uscita e chiamò medici dalle città vicine; quindi fece allestire fuori dalle mura cittadine lazzaretti in cui ricoverare i malati. I provvedimenti che Caterina mise in campo per contrastare l’epidemia inclusero la distribuzione gratuita di viveri e medicinali, l’ordine di far bruciare abiti e in qualche caso anche abitazioni dei malati e l’arrivo in città di monatti per sepolture e trasporto dei malati . L’intervento rapido e radicale della contessa consentì di allontanare il pericolo di un’epidemia in poche settimane, subendo solo 176 morti rispetto alle migliaia che avrebbero potute essere.

Remedio a guarire veneno et peste

Piglia un fegato de porco quale sia extratto. Da esso porco masculo et si e possibile el porco sia vivo et quanto più presto lo haverai aperto piglia quel fegato et atturalo bene in una pignatta invetriata con una foglia de pasta come quella che se fa alle torte et cusì bene aturata ponile nel forno a seccare et come e secco pistalo et fanne polvere et ogni volta che habbi suspetto de veneno o de peste pigliane omne matina uno mezzo cuchiaro con bono vino o vero brodo di carne.

Traduzione

Estrai il fegato da un maiale. Che il maiale sia maschio e vivo, e subito dopo averlo aperto prendine il fegato e mettilo in una pignatta invetriata avvolto con una sfoglia di pasta come quella che si fa per le torte. Così avvolto mettilo in forno a seccare e quando sarà secco pestalo e fanne polvere. Ogni volta che avrai sospetto di veleno o di peste prendine ogni mattina un mezzo cucchiaio con vino buono o con vero brodo di carne.

CATERINA SUPERSTIZIOSA

Il ricettario di Caterina è uno specchio dello stato delle conoscenze scientifiche alla fine del XV secolo. Certamente pieno di retaggi di superstizioni medievali, presenta tuttavia intuizioni e rimedi che costituiscono il fondamento della moderna omeopatia, sulla base della formula “similia similibu curantur”, il simile cura il simile.
La raccolta comprende varie categorie di preparati, alcuni anche curiosi e simpatici. Tra questi sicuramente possiamo annoverare quelli contro i malefici e i demoni, che ci dimostrano che nonostante Caterina ci appaia quale donna moderna e illuminata, fu comunque una donna dei suoi tempi, fatti di superstizione e credenze popolari.

Contra li malefitij de li demonij

Iperium ouero la fuga deli demonij tenuta in casa descacia tuctj li demonij. Ancora: lartemisia impesa alo limitare de la casa fache nullo malefitio nuoce a quella casa Ancora: la pietra la quale se chiama magnetes, cioè calamita in tutto tolle la discordia intra el marito e la mogliera. Ancora : chi porterà il core de la cornige maschio e femena porterà quello de la femena lo marito e la mogliera staranno ben sempre may insieme.

Traduzione

La pianta dell’Iperico, chiamata anche la fuga dei demoni, se tenuta in casa, scaccia tutti i demoni.
Ancora: l’artemisia, appesa agli angoli della casa, fa si che nessun maleficio nuocia a quella casa.
Ancora: la pietra che si chiama magnete, cioè calamita, toglie ogni discordia tra marito e moglie.
Ancora: se l’uomo porterà il cuore di una cornacchia maschio e la donna quello di una cornacchia femmina, marito e moglie staranno insieme per sempre.

A convertire lo stagno in argento finissimo et bono

Piglia stagnio quanto voli et calcina poi trita sopra el marmo con sale armoniaco poi laualo con el succo della citonelli tanto chel succo venga chiaro poi lassa seccare al sole poi piglia pece greca et ponila a fondere in una cazza de ferro cum foco lento et come e fusa proice lo stagnio dentro poi dalli foco lento finche la pece se consunna poi fondi lo stagno in verga et questo fallo tre o quattro volte et se hauesse qualche stridore pone in una libra de questo stagnio de mercurio et mettilo a fondere et dalli el foco forte de modo chel mercurio vada in fumo.

Traduzione

Prendi dello stagno nella quantità che vuoi e della calce, poi tritali sopra a una lastra di marmo con sale di ammonio e lava con succo di limone fintanto che il succo non venga chiaro, poi lascia seccare al sole. Prendi poi della pece greca (resina vegetale solida, gialla e trasparente) e mettila a fondere in una cassa di ferro a fuoco lento; quando sarà fusa mettici lo stagno dentro e fai cuocere a fuoco lento finché la pece non si sarà consumata. Poi fondi lo stagno in verghe tre o quattro volte e, se avesse ancora qualche imperfezione, metti in una libbra di questo stagno del mercurio e fondi nuovamente tutto a fuoco forte in modo che il mercurio vada in fumo.

COPIATI L’INCANTI

Fin dalla prima pagina del codice, si entra nel mondo di Caterina. Infatti, proprio la prima pagina degli Experimenti recita così:

Copiati l’incanti.

b f k p x

a e i o u

Questo è il semplice codice utilizzato nella stesura di alcune ricette che Caterina voleva rimanessero segrete. La maggior parte delle ricette scritte attraverso questo codice riguardano la sfera sessuale.

A fare lxxxrkbrf inestimabile

Piglia acqua de Betonica con acqua rosa et beuine con vino caldo o Latte che uederai grande experientia.

Traduzione

A fare lussuriare inestimabilmente
Prendi acqua di Betonica con acqua di rosa e bevine con vino caldo o latte e vedrai che grande esperienza.

“Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo”

Questo confida Caterina ad un frate prima di morire. E ancor oggi, a distanza di secoli, senza che che lei abbia scritto tutto, scoprendone la vita, le sue gesta e la sua mente acuta e all’avanguardia, lo stupore comunque ci colpisce e ci manifesta quale grande donna sia stata e quale importanza abbia avuto per il periodo tardo medievale-rinascimentale Caterina Sforza.

Mostra di tavole botaniche di Padre Cesare Majoli (30 dei 75 volumi manoscritti della sua opera omnia “La Plantarum Collectio” sono conservati a Forlì nell’Unità Fondi Antichi della Biblioteca Civica).