Forlì, maggio 1488
Durante l’anno dell’uccisione di Girolamo Riario, per la prima volta le cronache del tempo parlano di Matteo da Castelbolognese, meglio conosciuto come Babone.
L’ira per la morte del marito spinse infatti la Signora di Forlì e Imola ad assoldare un terribile boia, il Babone appunto, per vendicare l’assassinio di Girolamo e questi uccise e torturò i rivoltosi, mentre le case della famiglia Orsi, nucleo ispiratore della congiura, furono rase al suolo dando origine ad un toponimo che ancora oggi incute paura: il Guasto degli Orsi.
Il cronista Leone Cobelli, nelle sue Cronache Forlivesi, descrive il Babone come uomo di grande statura, grosso di persona e crudele di faccia. Lo stesso Cobelli aggiunge che non vide mai una cosa più spaventosa, «percossa in quilli occhi», quei capelli torti, bistorti, sudici, brutti, lunghi.
Le cronache proseguono narrando, con crudi dettagli, l’efferatezza dell’operato del capo bargello concludendo così: «Lettore certo tu non lo crederesti, ma chi chiamò quella piazza il lago sanguinario, non mentirono. Io te lo dico, che la vidi coi miei occhi, tanto sangue, tante corate, tanti pezzi di carne di quei cristiani, che te ne faresti meraviglia…».