Forlì, 14 aprile 1488
La sera del 14 aprile 1488, il conte Riario venne brutalmente assassinato per mano degli Orsi e defenestrato. Mentre il palazzo veniva saccheggiato, la Rocca di Ravaldino restava salda in mano a Tommaso Feo, che rispondeva solo agli ordini di Caterina e che avrebbe potuto bombardare la città da un momento all’altro.
Gli Orsi furono così costretti a far entrare la contessa nella Rocca per far firmare le disposizioni di resa, ma entrando, le cronache del Cobelli raccontano, che essa si avviò trionfante lungo il ponte levatoio e raggiunto il portone si voltò «indriè e fi’gli quatro fichi», ovvero fece il gesto delle fiche, l’equivalente dell’epoca del mostrare il dito medio. Al gesto non venne dato peso, i rivoltosi si sentivano tranquilli dato che Caterina aveva lasciato loro in pegno i suoi figli. Caterina invece dimostrò di portare nelle vene non solo sangue nobile, ma anche sangue freddo e, una volta dentro, predispose la riconquista del potere incurante delle minacce ai propri figli.
E qui la storia si fa leggenda, attraverso l’aneddoto forse più narrato dedicato a questa donna indomita e fiera: in risposta alla minaccia di uccidere i suoi figli, Caterina salì sui bastioni della rocca, si alzò le vesti e mostrando loro le parti vergognose urlò che dei suoi figli facessero pure a loro voglia, perché a lei ne restava lo stampo per farne degli altri.
L’episodio viene taciuto dalle cronache del tempo, ma viene confermato da Macchiavelli ne i Discorsi sopra la prima deca: «… per mostrare che dei suoi figlioli non si curava, mostrò loro le membra genitali, dicendo che aveva ancora modo di rifarne».